RANDOM DELICATESSEN
musiche brutte
sabato 12 maggio 2007
Eloe Omoe - "Marauders" (Animal Disguise, 2007)
Mi piacciono gli Eloe Omoe. Fanno una buona musica da compagnia, di quelle che lasci andare in sottofondo senza necessariamente stare a sentire gli sviluppi, i particolari, le vette e gli abissi dei diversi brani. Anche perché di sviluppi, di particolari, di vette e di abissi, i brani in questione non ne prevedono granché. O no?
Dai tempi del primo dodici pollici sono passati tre anni, e insomma, non sembra essere cambiato molto. I due del Massachussets vengono spesso accostati ai Lightning Bolt, praticamente per il solo fatto di essere un duo basso & batteria. È una line up che oramai, in certi ambienti, rappresenta una specie di standard, un po’ come nei ’70 ogni gruppo progressive degno di questo nome contemplava almeno un mellotron. In realtà tra i due Brian di Providence e la coppia Sam Rowell/Tim Leanse di Boston le somiglianze sono poche. Prima di tutto al basso c’è una donna: Sam Rowell infatti, nonostante il nome, è una lei. È molto più carina di Brian Gibson, ma a suonare diciamo che la butta sullo spontaneismo spinto, in questo aiutata dalla shit-impro ai tamburi di Leanse (che dovrebbe essere anche il suo ragazzo).
Quello degli Eloe Omoe è fondamentalmente uno sludge improvvisato che non sembra andare da nessuna parte – e infatti non ci va. È una free music fangosa, tutta brutture e conati, con pure qualche accenno hard-psycho (Shagreen), e che ha perso quei pur vaghi spunti semi-industriali dell’esordio. In più, i brani spesso si allungano fino ai dieci minuti di aleatorietà performativa (...) piuttosto gratuita, perlomeno stando alle apparenze.
Resta insomma una palude di rantoli e percussivismi in libera uscita – mai troppo efferati, sempre tenuti a bada – che a loro volta dialogano con gli schizzi e gli sputazzi del basso, e tanto è bastato ai critici per tirare fuori a) Ornette Coleman, b) Archie Shepp, e c) un non meglio precisato free metal.
Come ho detto, mi piacciono gli Eloe Omoe, e mi stanno pure simpatici, però appunto, stanno bene dove stanno, tenuti a volume basso mentre ripari la mensola caduta dalla parete est (una tragedia che ha rischiato di partorire vittime, magari ne parlerò in altra occasione). Naturalmente Vital Weekly dice proprio il contrario: “this is not for the weak of hearth, and surely not something to play at a low volume. Loud and dirty is how this should be played.” Sarà.
giovedì 3 maggio 2007
Abruptum - “Obscuritatem Advoco Amplectere Me” (Deathlike Silence, 1993), “Vi Sonus Veris Nigrae Malitiaes” (Full Moon, 1996)

Voglio subito mettere le cose in chiaro: non sono mai stato un metallaro, non ho mai portato i capelli lunghi, non ho mai adorato Satana se non in qualche sua forma goliardico-intellettualistica. E questo, arrivati al punto in cui siamo ora, è un handicap.
Eppure ero stato avvertito. Già nel 1998, il retrocopertina di “Restrospektiw III” dei Flying Luttenbachers sentenziava: “Free jazz=death metal=no wave”, per poi avvertire: “Get with the program, loser”. I Flying Luttenbachers erano il mio gruppo preferito. E l’esibita passione per il metallo di Weasel Walter, sapete com’è, l’ho sempre presa come una curiosità del personaggio, una bizzarria tipicamente “now”. Figuratevi se davvero mi mettevo a sentire l’heavy metal. Eppure avrei dovuto dargli retta. Solo che anche volendo, non avrei saputo da dove partire. Al liceo dove andavo, per dire, di metallari ce n’erano tre. Erano simpatici. Uno di loro adesso è skinhead, l’altro fa musica elettronica, il terzo non lo so. Ma d’accordo.
Bene, dicevo: è chiaro a tutti che, da un paio di anni a questa parte, il metal è la nuova “cosa”, e quindi mi è toccato correre ai ripari. L’unico del genere di cui potevo vantare una certa conoscenza, era Burzum. Mi interessò soprattutto per motivi extramusicali, com’è ovvio, ma devo dire che “Filosofem” era proprio un gran disco. Era quello il metal che volevo, una cosa lenta, registrata a cazzo, e rigorosamente senza assoli. Ma non sapevo proprio da dove cominciare a cercare (i tre del liceo di cui sopra non li frequentavo più da anni). La roba death, black, doom, che mi è capitato di ascoltare, aveva i suoi momenti, ma mancava di quella lateralità, di quel tocco weird che fu la cifra del Conte. Poi mi imbatto negli Abruptum.
Gli Abruptum sono svedesi. Ecco spiegata, da discogs, la genesi del gruppo: “It, il principale membro della band, nel 1987 ricevette in sogno l’idea di creare musica cattiva, così nel 1990 nacquero gli Abruptum.” Tre anni dal sogno alla formazione del gruppo, niente male. It, tra l’altro, ha una particolarità: è un nano. Un nano blak metal. È già leggenda insomma.
La storia comunque prosegue con It che incontra Ext e All, ma All comincia a bere e quindi viene cacciato, per essere sostituito da Evil (notare i nomi). A quel punto, il trio comincia a registrare una serie di album che non ho ascoltato, per arrivare nel 1993 al capolavoro “Obscuritatem Advoco Amplectere Me”. Ed è veramente un disco strano, solo due brani di venticinque minuti l’uno, in cui i tre improvvisano grugniti, assoli sfasati, percussionismi rantolanti, rumore puro e semplice, sghignazzi e vocalizzi horror… Insomma, un mostro. Molto spesso le atmosfere si dilatano fino a lambire una specie di ambient-free noise (non scherzo), i delay echeggiano a tutto spiano, e certo non può mancare il “Satan! Satan! Satan!” attorno al ventesimo minuto del secondo brano. Definitivo. Tanto per capirci, è chiaro che gli Hair Police di “Constantly Terrified” hanno preso tutto da qui.
Ma è niente a confronto di “
Vi Sonus Veris Nigrae Malitiaes”, album del 1996 contenente un’unica traccia di più di un’ora, che sostanzialmente riprende da quanto detto a proposito di “Obscuritatem Advoco Amplectere Me” per precipitare in una voragine nerissima di deliri pagani. La cosa interessante del disco è soprattutto come è stato registrato. Praticamente, i soli It e Ext (se capisco bene) si ritrovano in una notte di luna piena e cominciano a suonare, portando contemporaneamente a termine un rituale che prevede torture, roghi, e afflizioni sadomaso. Come in tanta foga siano riusciti a completare l’album, è un mistero. Devo dire che si sente che c’è qualcosa di malato sotto, e gli stessi Abruptum precisano: “Non ci assumiamo nessuna responsabilità per le azioni causate da quest’album. Ricordate che Abruptum è l’essenza del male nero, e l’ascolto è a vostro rischio e pericolo”.
Ho anche un altro album del gruppo, “Casus Luciferi”, che è in assoluto il mio preferito e che affonda direttamente nel noise puro. Ma certo
Obscuritatem Advoco Amplectere Me” e “Vi Sonus Veris Nigrae Malitiaes” sono due dischi (involontariamente?) originalissimi, e grottescamente intriganti. Come detto, le mie frequentazioni metal sono poca cosa. Ma se avete un gruppo capace di competere con gli Abruptum, segnalatemelo subito (Stalaggh a parte, di loro si parlerà in seguito).

P.S. Noto, e non poteva essere altrimenti, che di “Obscuritatem” parla anche il solito Volcanic Tongue. Ecco la descrizione del sito: “Abruptum sound like a drunk Keiji Haino singing over a teen-metal practice tape played on a boombox.Ecco, quello volevo dire.

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