RANDOM DELICATESSEN
musiche brutte
martedì 27 novembre 2007
Noisers - il libro
D’accordo, è un po’ che da queste parti si latita. Rimedio con una mossa ai limiti del regolamento, ma che volete farci: siamo qui (anche) per questo.

Bene, è qualche mese che è uscito. Mi hanno chiesto di fare delle presentazioni in pubblico che, onestamente, non saprei proprio come affrontare, quindi per il momento mi limito a proporlo virtualmente qui. È un libro, appunto. L’autore corrisponde al soggetto che cura queste pagine. Si chiama “Noisers – Tracce, percorse e geografie del nuovo rumore USA”. Parla del noise americano degli anni 2000, anno più anno meno, e si compone come segue:

C’è un’introduzione. L’introduzione dovrebbe spiegare il perché e il percome, e fondamentalmente parla delle origini, degli ispiratori, dei caratteri che hanno contribuito a fare del noise anni 2000 quella cosa che conosciamo un po’ tutti. Chessò: si dice della LAFMS e dei cdr, del japanoise e della riscoperta metal, della Broken Flag e dei fumetti, della Nuova Zelanda e delle mostre, del dopohardcore californiano e delle cassette, della outsider music e del No Fun Fest. Eccetera eccetera eccetera.

Poi: ci sono dei capitoli. Ogni capitolo corrisponde a una precisa scena/realtà geografica. Per ognuna di queste realtà geografiche si tenta di restituire una storia, un “da dove è nato/dove finisce”, e insomma sapete: cose come i nomi, gli eventi, i luoghi e così via. Ho recuperato persino dei pettegolezzi d’epoca, pensate. Le scene prese in esame sono: Providence, il Midwest, Brooklyn, il Northeast, la California.

All’interno di questi capitoli trovate delle schede. Le schede parlano dei gruppi. Del genere: i XY nascono nel ZX, il loro primo disco è YYY che contiene tra l’altro XXX, e si caratterizza per un suono XYZ, mentre il secondo è già più ZYX. I gruppi presi in esame sono (in ordine alfabetico): 16 Bitch Pile Up, Aaron Dilloway, Air Conditioning, Axolotl, Black Dice, Burmese, Burning Star Core, Can’t/Jessica Rylan, Dead Machines, Double Leopards, Eloe Omoe, Fat Worm of Error, Forcefield, Gang Gang Dance, Gang Wizard, Hair Police, Heathen Shame, Hive Mind, Inca Ore, John Wiese, Kites, Lightning Bolt, Magik Markers, Mat Brinkman, Metalux, Mindflayer, Mouthus, Mudboy, Nautical Almanac, Neon Hunk, Panicsville, Paper Rad, Pengo, Pleasurehorse, Prurient, Sightings, Terrestrial Tones, The Skaters, White Mice, Wolf Eyes, Yellow Swans. Ma poi in mezzo si dice anche di: Carlos Giffoni/Monotract, Kevin Drumm, Bastard Noise, Vertonen, Hototogisu, Sword Heaven, Devillock, Mammal ecc, e di etichette come Deathbomb Arc, Not Not Fun, Chondritic Sound e così via.

Il libro è uscito per la Tuttle Edizioni, il che significa Blow Up, ovviamente. Lo potete ordinare esclusivamente qui (non contattatemi per copie a prezzo scontato, che non posso aiutarvi, mi spiace). Sempre sul sito di Blow Up, nella sezione radiozine, trovate anche uno speciale che proprio dal libro prende le mosse. Lo scaricate in formato zip da qui.

Fatemi sapere se vi piace: in sostanza raccoglie e rielabora alcuni vecchi articoli comparsi sia su Blow Up che su altre ahimé dimenticate webzine (chi si ricorda di A-Z?), il tutto aggiornato e rivisto ai fini di una lettura-cesso il più possibile agevole. Ma ci sono anche intere parti completamente inedite, sia chiaro (che diavolo, qui occorre specificare tutto).

Curiosità: la scheda più lunga è dedicata ai Wolf Eyes: 8 pagine. Il totale delle pagine è 152. Alla fine c’è una discografia selezionata, e anche una videografia, una bibliografia e una webografia. Ci sono anche dei ringraziamenti: a soggetti come Michele Sica, Michele Arzano (aka Wolfanus), Federico Savini, Luca Collepiccolo, Bea. Che altro dire? Be’, posso dire che, personalmente, lo consulto spesso. In copertina, quei tipi che vedete incappucciati, sono (erano) i Forcefield. Ah, il libro costa 13 euro, giusto.

Bene, credo sia tutto. Buona lettura. E che Tuchulcha sia con voi: sempre.

giovedì 1 novembre 2007
Vegas Martyrs - The Female Mind (Troubleman Unlimited, 2007)
Che Dominick Fernow, ai più noto come Prurient, sia un fan di black metal e derivati, è cosa nota. Che fosse anche un chitarrista, oltre che un assassino del microfono a contatto, lo sapevamo pure. Che i Vegas Martyrs siano la sua risposta all’ultranoise per chitarre di gente come Air Conditioning, è ugualmente chiaro a chi ha presente le comparsate su 7” e compilation che hanno preceduto l’uscita in vinile (verde, a chi interessasse) di questo “The Female Mind”. Che personalmente ho aspettato con trepidazione, arrivando ai tempi a preordinarlo con qualcosa come due mesi di anticipo. Poi il postino arriva, molla il pacco, lo ascolto, dico “bello”, e lo mollo lì. Forse perché l’estate non era la stagione adatta?

Bene: adesso che piove, fa freddo, e ho comprato la prima confezione di noci&mandorle dell’anno, posso dirvi: “The Female Mind” è una delle cose più devastanti, deprimenti e oppressive del 2007. I Vegas Martyrs sono un trio, con Fernow accanto a Joe Potts (percussioni) e Richard Dunn (elettronicheria e “ringhio”), e a far male, fanno male. Suoni sempre saturi, strumenti ridotti in poltiglia, atmosfere da armageddon, ansia e bad vibrations a valanghe: per chi scrive, significa poco meno che “esaltante”, e personalmente la chiuderei qui. Però maledizione, sentite quel capolavoro di disperata distorsione che è Acamprosate: c’è persino un accenno di melodia torcibudella seppellito sotto detriti e detriti di scorie che sembrano un disco dei Mars lasciato a squagliarsi sotto il sole e mandato a 33 giri invece che a 45. Oppure Teenage Jesus che coverizza Burzum, o anche viceversa. O gli Ildjarn che si mettono a fare doom. O Whitehouse che intona una nenia folk.

“The Female Mind” sarebbe in realtà un nastro del 2005, che la Troubleman ha ristampato in edizione limitata, ma poco importa. È un grandissimo disco, anche se ovviamente piacerà solo a quei tre o quattro fissati di black noise. Ma loro lo sanno, di essere i giusti.