RANDOM DELICATESSEN
musiche brutte
giovedì 26 luglio 2007
Mouthus – Follow This House (Important, 2007)
Non sono mai stato granché entusiasta dei Mouthus. Eppure, ogni volta che esce un loro disco, ci provo. Sono settimane che giro attorno a questo “Follow This House”. Come per ogni altra uscita del duo, ho cercato di capire perché. Perché sono tanto chiacchierati, amati, seguiti e coccolati qua e là per i gironi infami dell’out noise USA. Ma niente, non capisco. Aiutatemi.

Per l’ennesima volta, i Mouthus fanno quello che hanno sempre fatto: improvvisano un po’ di tappeti senza capo né coda, sporchi e sgranati, mezzi tribali mezzi free, tra mugugni, muggiti, sgorbi semidrone ecc ecc ecc. Il suono dei Mouthus è, fondamentalmente, una poltiglia di effetti e scarabocchi a mano libera. Anzi no, più che una poltiglia è una fanghiglia, ecco. Una pappa, pure. Fate voi insomma.

Ho letto da qualche parte che “Follow This House” rappresenta per i due una specie di nuovo corso, di disco della svolta. Accidenti. Vai a vedere che sono io, a non capire le enormi differenze che corrono tra questa uscita targata Important e le vecchie cose su Troubleman, Three Lobed e così via. A me pare fondamentalmente che il duo stia bello e comodo dov’è, in quella corrente tutta immaginaria di pseudoimprovvisatori in no-fi che vede, ha visto e vedrà gli Skaters quali inarrivabile esempio di sintomo e patologia. Che c’entrano gli Skaters coi Mouthus? Niente. Infatti. E sia.

giovedì 19 luglio 2007
Greenmine - "Ultra Rainbow" (Dokuro, 2007)
Ha un che di estivo, questo oggettino a firma Greenmine, prima (o seconda?) uscita della bellunese Dokuro. Un po’ è per quel tocco vagamente fennesziano di tracce come I Will Probably Die Following A Mermaid e Nadia 1972, che aprono il suddetto cdr3”; un po’ è per quell’indole dilatata, rumorosa a tratti ma sempre a basso regime, che mi sembra essere la cifra di tutti e venti i minuti di musica qui messi in fila.

Greenmine, leggo dalle note allegate, è il progetto di Emanuele Bortoluzzi ovvero Kabu, già dietro ent-sound ecc. Questo “Ultra Rainbow”, dicevo, è innanzitutto un bell’oggettino, sia per il piccolo formato che per la copertina ad opera dello stesso Kabu, gentile e sfasata come la musica che contiene. Tutte e cinque le tracce sono state concepite ed eseguite esclusivamente su un Omnichord, di volta in volta distorto e effettato in vari modi. Cos’è un Omnichord l’ho imparato proprio ascoltando “Ultra Rainbow”, che prima chi l’aveva mai sentito: sostanzialmente si tratta di un vecchio strumento elettronico della Suzuki, pieno di bottoni e pulsantini sparsi, che lo fanno assomigliare più a un giocattolo che a un semi-synth o quello che è (in effetti sembra una specie di fisarmonica/Grillo Parlante, andatevi a vedere il sito).

Greenmine insomma smanetta sull’aggeggio e tira fuori una musica sgranata e non di rado droneggiante, lambendo passaggi harsh-ambient (…) e parentesi più propriamente noise; mai troppo molesto, il suono sa di ludico e scivola via avvolgente seppur disturbato, ed ecco qua che si ritorna all’inizio: sarà, ma mi sembra una musica perfettamente estiva, e a me infatti sta benissimo.

Solo 74 copie stampate, quindi fate un giro sul sito della Dokuro e magari date anche un’occhiata agli altri materiali proposti (per il momento fermi a un 7” di cui dirò altrove). E per finire, buona estate.

giovedì 12 luglio 2007
Demons – Life Destroyer box (AA, 2007)

Miracolo. Non avrei scommesso granché su questo cofanetto cassetta+cdr+dvd dei Demons, che poi altri non sono che Steve Kenney e Nate Young. Invece già il lato A del nastro, Sick by Water, è una piccola meraviglia che sposa Philip Glass e gli SPK, vale a dire una figura circolare di synth reiterata all’infinito, sotto la quale si agita tutto un campionario di effetti noise che salgono, scendono, decollano e atterrano. Il lato B in questo senso è più convenzionale: Life Destroyer è un tappeto venefico di drones ed echi elettronici di quelli che conosciamo bene, ma i livelli, incredibile a dirsi, sono tutto fuorché trascurabili.

Il cdr contiene invece tre tracce, tutte più o meno sui dieci minuti. Early Year sa di musica cosmica andata a male, tipo primi Tangerne Dream rovinatissimi, ed è una buona introduzione. Hellstorm è una cosa cafonissima, tutti beat industriali che cadono a picco, effetti harsh ma non troppo, phaser a manetta e sbudellamenti splatter. Sembra una versione spacey ed estremamente più asciutta degli Yellow Swans, se capite cosa voglio dire. Smoking Homes è un’altra prova per elettronica analogica mandata per lungo, moooolto industrial fine 70’s, e in definitiva anche piuttosto (ehm…) melodica.

Il dvd contiene un video di Alivia Zivich nel consueto stile ipnotico-neopsichedelico, tipo un’unica figura cangiante (sembra quasi una proiezione, a dire il vero) che di volta in volta assume forme, colori, contorni diversi. Musica dei Demons, ovviamente, e se vi piacciono alcune vecchie cose dei Forcefield, il video fa al caso vostro (potete vederne un estratto qui).

Che dire, il box nel suo complesso è ottimo (anche se a livello di packaging il giro AA non raggiungerà mai le vette di tanti altri colleghi “brutti”), e direi addirittura che la scelta di tenersi su distanze brevi (ma a pensarci bene, in totale siamo sull’ora di musica – mica scherzi), invoglia all’ascolto ripetuto, all’approfondimento, e al “ne vogliamo ancora”. Bella prova.

sabato 7 luglio 2007
AA.VV. - "JK Tapes 1" (JK Tapes, 2007)

Peter Friel è il tipo di Chicago che sta dietro l’etichetta JK Tapes, e che sia un appassionato dell’universo Not Not Fun non ci sono dubbi. La sua prima uscita è questa doppia raccolta in cassetta che quasi per forza, visto il packaging e i nomi coinvolti, richiama all’occhio e alle orecchie la label di Los Angeles – e il sottoscritto non può che gioirne, figuriamoci.

Nello specifico, “JK Tapes 1” si compone di due nastri da sessanta minuti l’uno registrati veramente male, il che significa che la qualità audio è poco meno che ignobile: ma a noi piace così, giusto. Alcuni gruppi non esistono più, altri non so chi siano, altri ancora li abbiamo visti ingolfare ulteriormente l’adorabile universo osceno del cdr, della cassetta, magari perché no del floppy disc. Sia come sia, “JK Tapes 1” è una compilation definitiva, e se volete avere un’idea di cosa agita le acque del peggior underground americano, non avete che da tuffarvi qui dentro.

Il materiale è molto vario. La prima delle due cassette spazia dall’out rock con venature “no” (gente come Shearing Pinx e Silver Daggers, ma anche gli indimenticati Rose For Bohdan e i miei personali pupilli Child Pornography), a certo rock artistoide rovinato (Gowns, Panther), con in mezzo parentesi folk freak ma non troppo (Horse Head, End Springs, senza contare i Wolf Tracks), elettronica spastica (Scissor Shock, Nicholas Gitomer), stoner/metal o presunto tale (Goliath Bird Eater, New Grenada), e soprattutto una cosa a firma The Stomach Aches che pare un mongo-country elettroide.

Il secondo nastro è più schizofrenico. Sul primo lato a prendere il sopravvento è la componente si direbbe pop (c’è persino una cover di Snowball in Hell dei They Might Be Giants a firma Jacob Smigel), a metà tra canzonette folkie, pop-wave-punk indieggiante, country campagnolo e cantautorato intimista. I vari Sink Charter, Tent City ecc ecc rilassano, e a parte qualche zampata che non so se attribuire allo stesso Friel (che ha missato i brani tra loro partorendo ogni tanto qualche cacofonia involontaria), si tratta della mezz’ora che personalmente mi ha esaltato di meno. Sul retro invece è tutta una fila di dark droning elettronico, noise più o meno spinto, incazzature harsh, e firme-garanzia quali Kevin Shields e Haunted Castle.

Insomma, “JK Tapes 1” è una specie di best of dei nuovi sotterranei principalmente californiani, con pure qualche puntata in Canada, paese che ultimamente molto sta dando alle musiche brutte di ogni genere e sorta. La qualità media dei singoli brani è insolitamente alta, l’oggetto è a dir poco grazioso, e il signor Friel, con cui ho scambiato qualche mail un mesetto fa, un tipo simpatico. Andate a rifornirvi, il suo sito lo trovate qui.