RANDOM DELICATESSEN
musiche brutte
domenica 29 aprile 2007
Sword Heaven/Lambsbread - Split (Lost Treasures of the Underworld, 2007)
Trecento copie, copertina amatoriale firmata Aaron Hibbs, un lato a testa. Questi i dati tecnici dello split tra Sword Heaven e Lambsbread, uscito per un'oscura etichetta della quale ignoro tutto, e che probabilmente non pubblicherà mai altro in vita sua.
Piuttosto, il trio dell'Ohio conosciuto ai più come Lambsbread mi ha sempre lasciato - per usare un eufemismo - perplesso. Due chitarre e batteria, per una specie di hard rock psichedelico venuto fuori alla come viene, del tipo droghiamoci, improvvisiamo, e vediamo che succede. Le tante recrudescenze tardo-hippie che hanno preso a infestare i gironi underground, ogni tanto prendono anche di queste pieghe: come dei Jerry Garcia per poveracci, Zac Davis e Kathy O'Dell (questi i nomi delle chitarre) si perdono in improbabili assoli pseudoacidi, evidentemente stanchi del sano vecchio feedback che, da certe parti, rappresentava per assunto la cifra della sei corde (immagino che abbiano pensato: ehi, questa cosa l'abbiamo pagata, perché non la suoniamo invece di buttarla davanti all'amplificatore e basta?). So che Thurston Moore è un grande fan dei tre, ma so anche che dei gusti di Moore non c'è molto da fidarsi (vedi alla voce Mouthus, Magik Markers & co.)
Ma va bene. D'altronde non era dei Lambsbread che volevo parlare. Era degli Sword Heaven, che diavolo. Anche loro vengono dall'Ohio, ma sono in due, senza chitarre né donne di mezzo. Hanno fatto un cdr chiamato "Beatings" che è una cosa semplicemente assassina, e i loro brani su "Pisspounder", la tripla compilation uscita su Deathbomb Arc (che è ottima e di cui parlerò altrove), spaccano il culo - giusto per non usare giri di parole. Sul serio, gli Sword Heaven
sono tra i migliori in circolazione. I due Aaron Hibbs (quello della copertina) e Mark Van Fleet sono sostanzialmente dei Mindflayer ancora più abbrutiti, visto che la strumentazione dovrebbe essere la stessa: batteria ed elettronica povera, insomma. La loro musica è pesante, lenta, ultradoom e dal passo industriale. L'inizio del lato di loro pertinenza è uno schianto di ferraglie a morto, poi si incazzano e si accaniscono come le bestie, solo che non riescono mai a uscire da quella cappa claustrofobica che è l'autentica dannazione di questa fanghiglia molesta e terminale, asfissiante e apocalittica, gravosa e ignobile. Il loro suono è maciullato sulle frequenze basse - niente fischi trapanatimpani, per capirci - la batteria pare fatta coi cassonetti e batte sempre marziale, il tipo che sbraita (perché uno dei due sbraita) annega in un urlo soffocato. Sono dei veri coatti, per capirci. Io li adoro. Se anche voi tollerate poco i Lambsbread, rimediatevi "Beatings", per cominciare. Ma rimediatelo, accidenti.
1 Comments:
Blogger Unknown said...
magic markers dal vivo bravi